Jane Goodall, «Ognuno di noi può fare tanto per la Natura»

9 Novembre 2024 Blog

La naturalista, scrittrice, ambasciatrice Onu, a 90 anni gira il mondo chiamando all’azione. Possiamo costruire un pianeta sano, in cui gli esseri umani vivano in modo sostenibile, in pace, e in armonia con gli animali. I giorni 1 e 2 maggio sarà a Roma

Francesca Santoro fonte sapereambiente.it
 
«Ciascuno di noi conta, ciascuno ha un ruolo da svolgere, ogni singolo giorno fa la differenza». Queste alcune delle battute pronunciate da Jane Goodall, un mese fa, a chiusura di un evento al Moore Theatre di Seattle. Questo è, da tempo, il suo motto: la sua chiamata all’azione per la natura, per il pianeta.

Messaggera di pace
La nota naturalista, primatologa e scrittrice, 90 anni compiuti lo scorso 3 aprile, continua la sua opera di attivista per l’ambiente e di messaggera di pace Onu con il carisma e il fascino mite che da sempre la caratterizza. Nata con una passione per il mondo naturale e desiderosa di vivere a contatto con gli animali selvaggi, Jane Goodall ha avuto l’opportunità di osservare per prima gli scimpanzé nel loro ambiente naturale, in Tanzania, a Gombe. I parenti più stretti degli esseri umani si sono rivelati ai suoi occhi più somiglianti a noi di quanto fino ad allora si pensasse.

Sguardo puro sul mondo naturale
La scoperta che inizia a rendere nota Goodall risale al novembre 1960, quando Jane si accorge che gli scimpanzé costruiscono e usano strumenti, abilità che fino ad allora era stata considerata distintiva dell’essere umano. Ma molte altre somiglianze si rivelano al suo sguardo attento, empatico e privo di filtri accademici. Gli scimpanzé dimostrano affetto con abbracci e baci. Hanno ciascuno la propria personalità e un mondo relazionale complesso, in cui verso i propri simili possono avere comportamenti sia brutalmente violenti che altruistici.

Dottoranda non laureata
Nota per queste scoperte, per ricevere altri finanziamenti Goodall, non laureata, ottiene un dottorato di ricerca a Cambridge, ove gli accademici le dicono che non avrebbe dovuto dare un nome agli scimpanzé, bensì numeri, che non avrebbe dovuto menzionare il fatto che avessero personalità, menti o emozioni e tantomeno trattarli con empatia, ovvero senza il distacco obiettivo dello scienziato che osserva. Goodall non discuteva con i professori, ma pensava che tutte queste idee fossero “spazzatura”. Tornata a Gombe, porta avanti le sue ricerche, che costituiscono ancora oggi il più lungo studio sul campo svolto con gli scimpanzè. Nel frattempo diventa soggetto di film e fotografie.

Il suo approccio, sempre più noto, modifica il modo in cui gli umani, compresi gli scienziati, guardavano agli animali e al mondo naturale.
L’inizio dell’attivismo
A malincuore Jane lascia la foresta nel 1986, dopo che, nel corso di una grande conferenza, comprende per la prima volta l’entità della deforestazione in corso nel continente africano. «Sono andata a quella conferenza come scienziata, progettando di trascorrere il resto della mia vita a Gombe. Ma me ne sono andata come attivista. Sapevo di dover fare qualcosa».

Da allora Jane Goodall si è servita della curiosità del pubblico per la sua vita per promuovere messaggi di azione ed empatia per gli animali e la natura.

Ripristinare gli habitat
Goodall ha lavorato affinché il National Institutes of Health, negli Stati Uniti, cessasse di utilizzare gli scimpanzé nella ricerca biomedica invasiva. Ha mostrato l’urgenza di proteggere i primati dall’estinzione, ma ha anche sottolineato la necessità di includere le esigenze della popolazione locale e l’ambiente nei programmi di conservazione delle specie animali. Attraverso il Jane Goodall Institute ha adottato un approccio che mette al centro le comunità per agire sul ripristino dell’habitat. Dopo un incontro con alcuni studenti tanzaniani, nel 1991 ha creato Roots&Shoots, programma che sostiene l’azione dei giovani per l’integrazione uomo-animale-ambiente, avviato oggi in quasi 100 paesi. Col tempo anche il cambiamento climatico ha trovato spazio nei suoi discorsi pubblici.

Cambiare si può
Oggi, circa dieci mesi l’anno questa splendida novantenne viaggia per incontrare i giovani, per parlare con loro dello stato attuale di ambiente e clima e di quanto sia determinante l’azione di tutte e tutti per migliorare la situazione. Un messaggio di “Speranza nel Futuro attraverso l’Agire”. I prossimi 1 e 2 maggio sarà a Roma. In questo momento Goodall vede l’umanità, ha detto al Moore Theatre, «All’inizio di un tunnel molto, molto lungo, molto, molto oscuro. E proprio alla fine di quel tunnel brilla una piccola stella. E questa è speranza. Il tunnel è il cambiamento climatico. È anche perdita di biodiversità, povertà, discriminazione e guerra». E ancora:

«Dobbiamo fare quello che serve per arrivare, alla fine, alla luce».

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