La rara intervista in cui Simone de Beauvoir spiegava perché era una femminista
Di Debora Attanasio
“Secondo questa gente, non puoi scrivere libri sui corvi se non sei un corvo”. Simone de Beauvoir aveva una risposta pronta per ogni tipo di detrattore, che da uno scontro con lei uscivano sempre con le ossa rotte. Quella frase la dedicò, pacatamente, a chi obiettava che una donna senza figli è “mutilata”, e quindi non potrebbe scrivere saggi sulla condizione femminile. Dell’autore di quell’attacco a una tale gigantessa della pensiero del ‘900 non si ricorda più nemmeno il nome, mentre i libri di Simone de Beauvoir vengono ristampati da decenni, long sellers divorati ancora oggi da quelle ragazze e donne abbastanza acute da comprendere che ciò che scriveva lei, negli anni 50, 60, 70 non era scontato. Chi, dopo Beauvoir, ha scritto della condizione femminile e del femminismo l’ha dovuta usare come pista di decollo, cosa che non le sarebbe dispiaciuta. La sua opera, purtroppo, non è servita a educare anche gli uomini che già dall’anno della sua morte, il 1986, avevano iniziato a leggere sempre meno, figuriamoci i saggi di una intellettuale francese. Oggi anche grazie a Simone de Beauvoir le donne sono cambiate, si arrabbiano se un team di sportive viene descritto come delle svampite che perdono tempo a truccarsi, Ma dall’altro canto devono ascoltare ancora le farneticazioni di una candidato alla vicepresidenza degli Usa che biasima la candidata alla presidenza Usa Kamala Harris per non aver mai partorito, paragonandola alle childless cat ladies, offendendo in egual misura quelle che i figli non li hanno potuti avere per problemi di salute, e quelle che hanno semplicemente esercitato un diritto di scelta. Abbiamo ancora bisogno di Simone de Beauvoir, dobbiamo allenarci a rispondere agli attacchi come faceva lei, anche citandola, anche rispolverando la rara intervista del 1975 in cui quella che è stata anche la compagna di Jean-Paul Sartre, spiegava al giornalista francese Jean-Louis Servan-Schreiber “Perché sono femminista”, decenni prima di Chimamanda Ngozi Adichie. “Questa è la prima volta che la vedete in tv”, spiegava il conduttore in quell’occasione, erano passati 25 anni dalla pubblicazione di Il secondo sesso, uno dei suoi saggi più famosi, e il giornalista spiegava che la donna seduta davanti a lui aveva contribuito a cambiare la mentalità collettiva globale cominciando da quel libro, che spiegava per la prima volta perché le donne fossero relegate a un ruolo secondario, e al quale Servan-Schreiber attribuiva un’importanza paragonabile al Capitale di Karl Marx. Ecco alcune delle frasi più importanti che Simone de Beauvoir disse durante quella prima intervista.
#1 On ne naît pas femme: on le devient (Non nasciamo donne: lo diventiamo). “È la base di tutte le mie teorie, e presume che essere donna non sia una cosa naturale, ma il risultato di un certo tipo di Storia. Non esiste un destino biologico o fisiologico che definisca la donna come tale, la donna è prima di tutto un prodotto della Storia e della civiltà, che ha portato alla sua condizione attuale e a essere determinata ‘come donna’, creando in lei qualcosa che non è innato e che è stato invece definito ‘eterno feminino’ o ‘femminilità’. Più studiamo la psicologia dei bambini, più andiamo nel profondo, e più risulta evidente che le bambine vengono manipolate a diventare donne. C’è un eccellente libro di un’italiana, Elena Gianini Bellotti, Dalla parte delle bambine, in cui è dimostrato come molto prima che i bambini siano consapevoli, già dal modo in cui vengono allattati, tenuti in braccio e cullati, viene scritto il loro destino”.
#2 “È la donna a rimanere incinta e ad avere i figli, non gli uomini, è una differenza importante. Ma non può giustificare la disparità di status e lo sfruttamento e l’oppressione che le donne subiscono. Le differenze biologiche giocano un ruolo importante, certo; ma l’enfasi che si mette in queste differenze viene dal contesto sociale che ci circonda”.
#3 “C’era un tempo, in cui la forza fisica era molto importante, le risorse erano scarse e quelli più forti fisicamente detenevano più diritti e potere. Così prevalsero anche economicamente e si assicurarono di non soffrire mai la fame. In Cina, ad esempio, erano molto poveri e le bambine venivano uccise o lasciate morire di fame, alle donne venivano negati i lavori produttivi in modo che gli uomini potessero tenere il controllo su tutto. Durante il Medioevo e il Rinascimento le donne detenevano la conoscenza della medicina naturale, conoscevano le erbe per guarire, e quel potere gli è stata strappata via dagli uomini inventando la caccia alle streghe. Nel 18esimo e 19secolo alle donne era vietato per legge di svolgere qualsiasi professione relativa alla medicina, se non frequentando scuole alle quali il più delle volte non venivano ammesse, venivano relegate al ruolo di infermiere, come Florence Nightingale, o aiutanti, assistenti. Gli uomini hanno tenuto le donne volontariamente fuori dalla medicina perché conferiva loro un potere, e se guardiamo agli altri campi, il processo è stato lo stesso. Quindi, sì, è stato intenzionale, e anche se ora tutto questo non è più consentito, da parte degli uomini la volontà di innalzare barriere davanti alle donne persiste ancora”.
#4 “Nella mia particolare condizione di intellettuale, io sono stata una privilegiata, non ho dovuto competere con gli uomini. L’insegnamento è aperto a uomini e donne, alla Sorbona sono stata trattata con equità. Poiché non avevo intenzione di sposarmi e avere figli non sperimentavo la vita da casalinga, che può essere la più oppressiva per una donna, così non ero consapevole della condizione in cui vivevano le altre. Più tardi, intorno ai 40 anni, quando ho cominciato a guardarmi intorno, me ne sono resa conto. E ho scritto Il secondo sesso”.
#5 “Da 150 anni le donne hanno molte delle opportunità educative degli uomini, ma non sono riuscite comunque a uscire dal ruolo secondario. Questo perché gli uomini non hanno avuto alcun interesse che ciò accadesse. Ma anche perché si sono donne che hanno protestato, gridato a voce alta, scritto molto, ad esempio in Inghilterra, ma il loro grido di rivolta non è stato ascoltato perché le donne, in generale, non sono femministe. Sono molte ragioni che spiegano questa rassegnazione che le tiene ai margini, ma prima di tutto c’è la loro formazione, il modo in cui sono state cresciute, le costruzioni mentali che gli vengono impiantate fin da bambine. Da adulte, sono molto difficili da estirpare.
fonte marieclaire.it