Isadora Duncan, la fondatrice della danza moderna che morì strangolata da una sciarpa
Cosa rende un essere umano alla stregua di un mito? Sicuramente una vita straordinaria che, se unita ad una fine tragica, non fa che accrescere l’oblio al di là della morte. Ed Isadora Duncan può essere considerata una figura davvero leggendaria. E’ l’artefice di una radicale rottura nei confronti della danza accademica e tra le prime interpreti della danza moderna. Abolisce nei propri spettacoli le scarpette da punta, che considera innaturali, danzando a piedi nudi, e gli artificiosi costumi indossati dalle ballerine del XIX secolo, come il tutù, preferendo indossare abiti semplici e leggeri, che ricordano il peplo dell’antica Grecia. Scelte davvero di rottura per l’epoca, che si coniugano con l’esigenza di favorire la libertà e l’espressività dei movimenti.
Isadora Duncan: una vita sempre al limite
Angela Isadora Duncan nasce a San Francisco il 27 maggio del 1877. Il padre abbandona la famiglia quando ha soltanto tre anni. La Dunkan trascorre gli anni dell’infanzia tra le note dei brani di musica classica, suonati dalla madre, insegnante di pianoforte. E’ educata fin da piccola allo spirito di libertà e d’indipendenza. Isadora Duncan ha un’esistenza movimentata, trascorsa in gran parte in Europa, alternando i successi artistici a delusioni personali ed eventi luttuosi, tra cui la morte prematura dei due figli Deirdre e Patrick, che nel 1913, a 7 e 3 anni, annegano tragicamente nelle acque della Senna assieme alla loro governante per un assurdo incidente. L’auto su cui viaggiano, infatti, ha un guasto e l’autista scende per ripartire il motore, senza inserire però il freno a mano. Avviene una tragedia assurda: il mezzo precipita nel fiume. L’anno dopo Isadora ha un altro figlio, che muore appena nato, da una fugace relazione con un giovane artista italiano. Da allora comincia a bere e la sua vita diviene sempre più sregolata. Grazie all’attrice italiana Eleonora Duse, Isadora però si rincuora e riabbraccia la sua grande passione: la danza.
Il nuovo approccio alla danza della Duncan
Le prime esibizioni di Isadora Duncan si svolgono in America alla fine dell’Ottocento, ma non sono molto apprezzate. Nel 1900 danza a Londra. E’ la prima di una lunga serie di spettacoli nel continente europeo, dove ottiene l’ammirazione di molti artisti e intellettuali dell’epoca. Isadora Duncan è l’artefice di “danze libere”, interpretazioni emotive, impressionistiche, di composizioni di celebri musicisti, come Chopin e Beethoven, nelle quali il suo corpo dolce ed espressivo suppliva alla povertà dei mezzi tecnici. La Duncan desidera fortemente creare la danza del futuro ispirandosi alla plasticità dell’arte greca, basandosi sul sentimento e sulla passione dettati dalla natura e dalla forza della musica.
L’importanza nella storia della danza di Isadora Duncan è grande, sia per l’interesse che sa suscitare nelle platee di tutto il mondo, sia perché le sue idee sono davvero rivoluzionarie per l’epoca
Isadora dà ai suoi successori l’impulso per la creazione di nuove tecniche, diverse da quelle accademiche e per una nuova concezione della danza teatrale. L ’immagine che cerca di riprodurre nelle sue danze, è l’onda. L’andamento su cui si muovono il suono e la luce, l’energia della natura, che continuamente si rigenera. Le sue idee, fortemente influenzate da una rielaborazione molto personale dei classici e delle opere di Nietzsche, e i suoi spettacoli ispirati all’Antichità e al Rinascimento, in cui si esibisce scalza, con i capelli sciolti e avvolta in veli fluttuanti, hanno ben presto un grande successo in tutta Europa.
Nella sua autobiografia “My life”, Isadora Duncan scrive:
“I realised that the only dance masters I could have were Jean-Jacques Rousseau (“Emile”), Walt Whitman and Nietzsche” (Mi resi conto che i soli maestri di danza che potessi avere erano il J. J. Rosseau dell’Emile, Walt Whitman e Nietzsche). Anche la compagnia dei Balletti Russi di Sergej Djaghilev è influenzata notevolmente dalla Duncan. Djagilev e Fokin la vedono ballare per la prima volta a Pietroburgo nel 1905 e ne rimangono molto colpiti. Per Isadora quello è un periodo di grandi successi internazionali. In seguito torna in Russia per aprire una scuola di danza a Mosca su invito di Lenin.
Gli amori turbolenti della Duncan
Isadora è una donna emancipata e si sposa ben tre volte. La prima con l’attore e regista Edward Gordon Craig, dal quale ha la figlia Deirdre Beatrice Craig. La seconda unione avviene con il facoltoso industriale Paris Eugene Singer, il figlio del fondatore delle famose macchine da cucire Singer. Dal loro rapporto nasce Patrick Augustus Singer. L’ultimo matrimonio è quello con il poeta Sergej Esenin, diciotto anni più giovane di lei. L’etoile lo conosce nell’autunno del 1921, durante la permanenza in Russia, nello studio del pittore Georgij Jakulov e lo sposa nel 1922. Isadora Duncan, però, sa solo una dozzina di parole russe ed Esenin non parla alcuna lingua straniera. Insieme girano l’Europa e l’America, ma la loro burrascosa relazione finisce l’anno successivo ed Esenin torna in Russia, morendo suicida due anni dopo.
Da quel momento la fama che aveva sempre accompagnato la Duncan inizia a declinare
Nell’ultima tournée in America gli addetti ai lavori non risparmiano a Isadora Duncan critiche impietose ai suoi capelli tinti di nero e alla sua figura ormai appesantita. Tornata ancora una volta in Europa, Isadora si divide tra Nizza e Parigi, spesso ubriaca e con problemi economici.
Isadora Duncan muore tragicamente il 14 settembre 1927 a Nizza, strangolata dalla lunga sciarpa che indossa
Il lungo foulard si impiglia fatalmente nei raggi della ruota posteriore della Bugatti (probabilmente un modello aperto), sulla quale era appena salita, spezzandole l’osso del collo. Poco prima aveva salutato gli amici con una frase rimasta famosa: «Adieu, mes amis. Je vais à la gloire!» (Addio, amici, vado verso la gloria!). Tale dettaglio è riportato dall’amica Mary Desti, che però in seguito confida di aver mentito al riguardo. Le ultime parole che la Duncan pronuncia sono probabilmente, «Je vais à l’amour» (“Sono innamorata” ma anche “Vado verso l’amore”), riferendosi a Benoit Falchetto, il conducente dell’auto con il quale stava andando verso il proprio albergo. Il suo corpo viene cremato e le sue ceneri riposano a Parigi.
La fine di Isadora, tragica e spettacolare, così come era stata la sua vita, suscita grandissima impressione in tutto il mondo. L’esistenza le aveva servito, insieme alla gloria, le sue carte più tragiche, il che non aveva però impedito alla grazia e alla forza del suo lavoro di fare molta strada. Durante la sua vita Angela Isadora Duncan ha messo sempre se stessa e tutto il suo cuore, proprio come aveva fatto ogni giorno della sua esistenza, ballando scalza o amando senza paura fino alla fine dei suoi giorni.
Elena Parmegiani
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