L’evacuazione di Dresda

10 Novembre 2024 Blog

Pubblicato il 17/08/2002
Dresda distrutta dalle bombe degli aerei americani durante la seconda guerra mondiale fu ricostruita con l’attenzione prestata ad un monumento di grande valore che deve ritornare a fare parte del patrimonio artistico dell’umanità. Dresda distrutta dal suo fiume, che da quattro giorni continua a demolirla un pezzo alla volta, dovrà essere ricostruita per la seconda volta nella sua storia. Dopo la mezzanotte di ieri l’Elba ha invaso la piazza più bella della città tedesca, salendo lentamente fino a sommergere il pianterreno del Palazzo Zwinger, insidiando la Gemäldegalerie e l’Opera Semper, dove l’acqua arrivata negli scantinati ha distrutto scenografie e costumi custoditi nel museo della musica. La Theaterplatz è finita sott’acqua mentre centinaia di volontari si prodigavano per mettere al riparo le quattromila opere d’arte custodite nel palazzo. Ma se gli uomini lavoravano per salvare monumenti, case, ospedali, l’Elba continuava a salire. Con una velocità di quattro centimetri all’ora il fiume ha superato il record raggiunto nel 1945 di 8,7 metri, ben oltre la media stagionale di appena due metri, per continuare la sua marcia verso l’alto. In serata ha toccato la punta massima di nove metri e mezzo lasciando dietro di sè fango e devastazioni, nonché la più grave alluvione che Dresda ricordi. Trentatremila le persone che nella notte tra giovedì e venerdì hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni per trasferirsi con camion e pullman lontano dai sobborghi di Pirna e Heidenau, passando la prima notte fuori casa accampati in tendopoli costruite dai militari dell’esercito. Cinque i quartieri della città interamente evacuati, chiusi tre ospedali e un centro per anziani, con i pazienti trasferiti in aerei militari a Berlino e Colonia.

E per chi resta, la città si presenta proprio come i più anziani la ricordano dopo i bombardamenti. Dresda è al buio ogni notte, difficile spostarsi con tanto fango, strade allagate, gli ultimi quattro ponti, sui quali fino a ieri era possibile transitare, chiusi per ragioni di sicurezza e mezzi di soccorso impegnati a ritmo continuo. L’illuminazione notturna è stata sospesa e le ore del giorno trascorrono per la popolazione e i volontari impegnati nel tentativo di fermare l’irrompere del fiume con sacchetti di sabbia e transenne di ghisa posizionati dinanzi ad ogni porta o utilizzati per alzare trincee in grado di bloccare l’irrompere del fiume.

Ma la vita degli altri abitanti della Sassonia in queste ultime ore è stata altrettanto drammatica. Obbligata la scelta di lasciare abitazioni e ogni cosa cara per centomila persone nella sola regione. Centomila sfollati, con un bilancio dei morti per il maltempo salito ieri a dieci nella regione sassone, tredici nell’intera Germania. L’ultima vittima è un uomo di cinquantadue anni, annegato nella sua casa invasa all’improvviso dall’acqua, nella Sassonia orientale. Novantacinque sono i feriti mentre continuano le ricerche dei dispersi che secondo le indicazioni del ministero degli interni regionale sono 21. Morte e distruzione lungo il corso dell’Elba che ha provocato a più di cento chilometri da Dresda il cedimento di una diga e l’esodo forzato di 16 mila persone nella città industriale di Bitterfeld, dove la paura è ancora più forte per i possibili danni ambientali collegati all’allagamento di un impianto chimico.

Una situazione drammatica che sarà argomento di discussione del vertice convocato per domenica prossima dal cancelliere Gerhard Schröder con gli altri capi di governo dei paesi colpiti dall’ultima violenta perturbazione. Parteciperà all’incontro convocato d’urgenza con i rappresentanti di Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia (forse ci saranno anche Polonia e Ungheria) anche il presidente della Commissione europea Romano Prodi. Paesi impegnati a contare i danni come l’Austria, insieme ad altri che ancora in questi giorni vivono momenti di forte tensione. Il Danubio che ieri ha raggiunto a Bratislava un livello inferiore rispetto a quello temuto, preoccupa per il suo passaggio in Ungheria, in un’altra grande città d’arte costruita sulla sua riva: a Budapest la piena è attesa per il fine settimana, ma sono già 900 le persone che hanno dovuto lasciare le case e cominciamo a moltiplicarsi lungo i trenta centri abitati interessati dall’emergenza le trincee di sacchetti di sabbia alzate come a Dresda dagli abitanti nel tentativo di proteggersi dalla furia del fiume.

fonte ilmanifesto.it

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