Maria Callas: La Divina tra Grandezza e Fragilità
Dietro la voce ineguagliabile di Maria Callas si celava una donna complessa, tormentata da insicurezze e un disperato desiderio d’amore. La sua vita, segnata da successi artistici straordinari e profondi dolori personali, continua a risuonare attraverso l’arte e il cinema, che le ha reso omaggio con film e documentari che ne esplorano l’essenza, mantenendo viva la leggenda di un’icona immortale.
DI DAVIDE OLIVIERO
“Ho dato tutto a ciò che amavo: l’arte, la musica, l’amore. Ma a volte, anche tutto non è abbastanza.” Maria Callas
Maria Callas, la “Divina”, è universalmente riconosciuta come una delle più grandi soprano di tutti i tempi, ma dietro la sua voce ineguagliabile e il suo carisma scenico si nascondeva una donna profondamente fragile, tormentata da insicurezze e da un disperato desiderio d’amore. La sua vita, tanto ricca di successi artistici quanto segnata da dolori personali, fu un complesso intreccio di ambizione, passione e vulnerabilità.
Sin da giovane, Callas sentì il peso delle aspettative e della critica. Sua madre, Evangelia Dimitriadou, la spinse verso una carriera musicale con un’ossessiva determinazione, una pressione che Maria avvertì come una spinta costante verso la perfezione. Questi anni formativi contribuirono a creare in lei una profonda insicurezza, che la accompagnò per tutta la vita. Il suo rapporto conflittuale con il proprio corpo, accentuato dalle critiche sulla sua figura robusta, la portò a una drastica perdita di peso che, se da un lato la trasformò in un’icona di eleganza, dall’altro lasciò segni profondi sulla sua salute fisica e mentale.
La ricerca di amore e riconoscimento fu una costante nella sua vita. Nonostante il suo immenso talento e la fama mondiale, Maria si sentì spesso sola e incompresa, soprattutto sul piano personale. Il suo matrimonio con Giovanni Battista Meneghini, un uomo molto più anziano di lei, sembrava più un’alleanza strategica che una relazione basata su un vero affetto. Meneghini la sostenne nella sua carriera, ma il loro legame mancava della passione e dell’intimità che Callas cercava disperatamente.
Il grande amore della sua vita, Aristotele Onassis, fu allo stesso tempo la sua più grande gioia e il suo più grande dolore. Onassis, l’armatore greco miliardario, conquistò il cuore di Maria con il suo fascino e il suo potere. Tuttavia, il loro rapporto fu tempestoso e pieno di contraddizioni. Onassis, nonostante professasse un grande amore per Callas, la tradì nel modo più crudele sposando Jacqueline Kennedy. Questo tradimento fu un colpo devastante per Maria, che si trovò ancora una volta sola e abbandonata, una condizione che non fece che esacerbare la sua fragilità psicologica.
Maria Callas, “Norma” di V. Bellini, Teatro dell’opera di Parigi, 1965
La sua vita personale, costellata di delusioni e dolori, trovò un riflesso perfetto nei ruoli tragici che interpretava sul palco. Personaggi come Norma, Tosca e Medea sembravano fatti su misura per lei, tanto erano in sintonia con il suo vissuto emotivo. Attraverso questi ruoli, Callas riusciva a canalizzare il suo dolore personale, trasformandolo in espressioni artistiche di intensità rara.
Il ritiro dalle scene nel 1965 segnò l’inizio di un periodo di profonda solitudine, in cui Maria si trovò improvvisamente privata del mezzo espressivo che l’aveva resa celebre in tutto il mondo. Questa perdita non fece che accentuare il fascino tragico della sua figura, trasformandola in un simbolo di grandezza e vulnerabilità, capace di incarnare non solo la perfezione artistica, ma anche il dramma e la fragilità della condizione umana.
Maria Callas Pasolini sul set di “Medea” a Goreme Cappadocia nel 1969
In questo contesto di declino personale e artistico, Pier Paolo Pasolini le offrì una nuova possibilità di esprimere il proprio talento, affidandole il ruolo di Medea nel suo film del 1969. Pasolini, consapevole delle sue sofferenze interiori e della necessità di ritrovare un legame con l’arte, vide in lei non solo una grande interprete vocale, ma una donna capace di dare profondità a un personaggio tragico come Medea. Nonostante l’attesa per il debutto cinematografico di Maria Callas, il film fu accolto con reazioni contrastanti. La sua narrazione visiva anticonvenzionale e il simbolismo complesso, tipici di Pasolini, risultarono difficili da apprezzare per il pubblico dell’epoca. Sebbene l’interpretazione della Callas fosse intensa, il film non raggiunse un vasto pubblico. Tuttavia, negli anni successivi, “Medea” è stata rivalutata e oggi è considerata un’opera significativa, che offre uno sguardo unico sul talento di Callas al di fuori dell’opera.
Questa profonda connessione tra arte e vita si ritrova anche nei molti documentari e film che hanno esplorato la sua esistenza.
Fanny Ardan nel film “Callas forever” di Franco Zeffirelli (2002)
“Callas Forever” di Franco Zeffirelli (2002), racconta l’ultimo periodo di vita di Maria Callas, interpretata da Fanny Ardant. Ambientato nel 1977, il film immagina un incontro tra Callas e un impresario, Larry Kelly (Jeremy Irons), che le propone di girare un film-opera usando registrazioni passate della sua voce. La pellicola esplora temi come la nostalgia, il rimpianto e la bellezza perduta, offrendo un ritratto intimo e malinconico della leggendaria soprano, che vive in isolamento e lontana dai riflettori. Il film è un tributo affettuoso di Zeffirelli alla diva.
“Maria by Callas” (2017), ad esempio, offre un ritratto intimo della diva, attraverso le sue stesse parole, rivelando una donna che, dietro la sua immagine pubblica, lottava con insicurezze, solitudine e un inestinguibile desiderio di amore e comprensione.
Queste fragilità psicologiche si manifestavano anche nelle sue relazioni con i colleghi e nelle sue decisioni artistiche. La sua rivalità con Renata Tebaldi, ad esempio, non fu solo una competizione professionale, ma anche un riflesso della sua costante necessità di affermarsi e di essere riconosciuta come unica. Callas era consapevole della propria grandezza, ma anche terribilmente insicura, sempre alla ricerca di conferme che, spesso, non trovava.
Anche documentari come “Maria Callas: La Divina”, diretto da Tony Palmer, e “Callas assoluta” hanno contribuito a rafforzare l’immagine di Callas come una delle figure più influenti del XX secolo. Questi film hanno offerto una panoramica completa della sua vita e della sua carriera, utilizzando un ricco repertorio di filmati d’archivio e registrazioni delle sue performance più celebri, esaminando non solo il suo impatto come artista, ma anche come simbolo culturale.
Oggi, la storia di Maria Callas continua a essere raccontata attraverso numerose interpretazioni, sia cinematografiche che teatrali, segno del fascino intramontabile che la sua figura esercita ancora. Il prossimo film “Maria”, diretto da Pablo Larraín e con Angelina Jolie nel ruolo della Divina, promette di esplorare con sensibilità le fragilità di Callas, concentrandosi sugli ultimi anni della sua vita, segnati dalla solitudine e dal declino. Questo attesissimo film, che verrà presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Venezia, offrirà un nuovo sguardo sulla vita e sulla complessità di una delle più grandi icone del XX secolo.
Parallelamente, il monologo teatrale “Maria Callas: Lettres et Mémoires”, interpretato da Monica Bellucci, continua questo percorso di introspezione, gettando una luce intima sulla sofferenza e sull’umanità di una donna che, pur avendo conquistato il mondo, non riuscì mai a colmare il vuoto affettivo che la tormentava.
Maria Callas non fu solo una cantante straordinaria, ma anche una donna complessa, il cui desiderio di amore e riconoscimento la spinse a grandi altezze, ma la espose anche a profonde cadute. La sua voce, con tutte le sue imperfezioni e straordinarie qualità, continua a risuonare non solo come testimone del suo genio artistico, ma anche come eco delle sue sofferenze e della sua umanità. La sua capacità di trascendere il tempo e lo spazio, di parlare a generazioni diverse attraverso il suo canto e la sua vita, è ciò che la rende un’icona. Maria Callas non è mai stata semplicemente una cantante: è stata, ed è ancora, un simbolo di come l’arte possa elevare, commuovere e trasformare. La sua eredità continua a vivere non solo nelle registrazioni delle sue performance, ma anche nell’immaginario collettivo, dove rimane come un faro di passione, talento e autenticità. Callas è e rimarrà per sempre la Divina, un’icona immortale, il cui nome evoca immediatamente la quintessenza dell’arte e dell’emozione umana.
fonte hollywoodreporter.it