Rachel Carson, pioniera dell’ambientalismo

9 Novembre 2024 Blog

Alessandro De Bon 
Rachel Carson era un’anima di mare, cresciuta nel bosco. L’autrice di uno dei più bei libri che siamo mai stati scritti sul mare, non ci mise mai i piedi fino a quando non fu donna, a 22 anni. Lo intercettò per la prima volta da bimba, in una delle sue lunghe passeggiate nei boschi: un fossile, un pesce di pietra arrivato fin lì, o meglio rimasto lì. Abbandonato dal mare in una delle sue andate e ritorno, chissà quante ere prima di quella passeggiata. Quel movimento del mare, quell’arrivare, andarsene e lasciare, Rachel Carson lo avrebbe raccontato proprio in quel libro, vasto e profondo. Lo avrebbe studiato, approfondito e poi raccontato in Il mare intorno a noi (The Sea Around Us, 1952). Un libro lungo, iniziato a pezzi sulle pagine di una rivista: «Firmatelo RL, i testi scientifici sono accolti in modo più favorevole se scritti da un uomo». Sì perché quei testi, quegli articoli, erano i testi di una scienziata, di una biologa e zoologa, di una ragazza e una donna innamorata della natura e dalla natura rapita. Rapita dal mare.
Cresciuta in Pennsylvania a inizio ‘900, famiglia umile, presto orfana di padre e con una madre e una nipote da accudire, Rachel Carson ha sempre dovuto mediare passione, studio e scrittura con l’economia domestica. Fino all’assunzione al U.S. Bureau of Fisheries: scrittrice scientifica del Dipartimento della Pesca. E in un amen passione, studio, lavoro e scrittura si fondono nero su bianco. Quei testi scientifici vestiti con la narrativa incollano l’attenzione alle pagine del The Atlantic Monthly e la casa editrice Simon & Schuster propone a Carson di farne un libro. Under the Sea-Wind esce nel novembre del ’41, un mese prima di Pearl Harbor, e l’entrata in guerra degli Stati Uniti lo cancella dall’orizzonte dell’attenzione pubblica. Dieci anni più tardi però la Oxford University Press decide di raccogliere di nuovo quei testi, aggiungerne altri e (ri)farne un libro. Ed è la volta buona: The Sea Around Us diventa un caso letterario, per mesi tra i libri più venduti negli Stati Uniti e tradotto in 32 lingue. Trentadue lingue più una, quella di Rachel, per raccontare la lingua del mare. Per raccontare la sua nascita, quella di un elemento, e con la sua la nostra; perché da lì veniamo, quello siamo e lì torneremo. Altro che polvere…
«Quando approdarono, gli animali che iniziarono una vita terrestre portano con sé una parte del mare nei propri corpi, un’eredità che trasmisero ai loro figli e che ancora oggi lega ogni animale terrestre alla sua antica origine marina. Pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi a sangue caldo: ognuno di noi porta nelle vene un flusso salino in cui gli elementi sodio, potassio e calcio sono contenuti secondo rapporti quasi uguali a quelli dell’acqua del mare». R. Carson, The Sea Around Us
Rachel Carson è forse una delle prime e sicuramente una delle più grandi divulgatrici scientifiche. Con le sue pagine, le sue immagini, le sue esperienze passate con il setaccio della scienza, racconta l’esistente in tutta la sua meraviglia biologica. The Sea Around Us è un romanzo rosa in cui i protagonisti sono l’autrice e il mare; è un trattato filosofico e una preghiera, un’analisi e una riflessione. È colmo di verità impossibili da negare – di nuovo, la scienza – semmai da aggiornare nei decenni a seguire, che innescano riflessioni, emozioni e comportamenti. È il ritratto di chi ha disegnato questo pianeta, di chi lo ha sommerso e scoperto a fasi alterne, ma governato da sempre. Il ritratto del luogo meno conosciuto dagli esseri umani, andati più volte sulla luna che sul fondo dell’oceano. Due anni dopo The Sea Around Us diventa l’omonimo film, diretto da Irwin “The Master of Disaster” Allen, e si aggiudica il Premio Oscar per il miglior documentario.

È il 1953 e Rachel Carson è una delle più importanti autrici americane. Ma se il mare l’affascina, l’uomo la preoccupa. Lo preoccupa nel suo sistematico (e miope) assalto all’esistente altro da sé. Dal secondo dopoguerra la biografa del mare è preoccupata per il dilagare dell’uso di fitofarmaci nelle pratiche agricole – e non solo – del Paese. Una sigla, un nemico: DDT. Per anni, forte del suo network scientifico cresciuto grazie a notorietà e autorevolezza, Carson studia, approfondisce, interroga. E dopo quattro anni, correndo per arrivare prima dell’altra battaglia che le tocca combattere, quella privata, il cancro, dà alle stampe Primavera silenziosa (Silent Spring, 1962). Dati, esperienze e analisi alla mano, Carson racconta i danni devastanti scatenati dall’uso massiccio di fitofarmaci. Fotografa battaglie governative illogiche che per attaccare un singolo parassita distruggono tutto quello che gli sta attorno. Legge e analizza la terra, le acque, le piante, pesci e mammiferi, gli esseri umani. La “Michael Moore di carta” traccia i contorni di un avvelenamento collettivo e senza mai alzare la voce urla: “fermiamoci, fermatevi”.

Uscito nonostante i tentativi dell’industria chimica di fermarne la stampa e nonostante i violenti attacchi che tentano di screditarla o ridicolizzarla, il libro e Rachel Carson svegliano gli Stati Uniti. Dalle pagine di Silent Spring il Presidente Kennedy istituisce la commissione d’inchiesta che porterà alla messa al bando del DDT e nel Paese si accende quel sentimento comune in difesa della natura che impareremo a chiamare “ambientalismo”. Accogliendola al Congresso degli Stati Uniti, nel 1963, il senatore Ribicoff la saluta citando le parole con cui Abraham Lincoln salutò Harriet Beecher Stowe, autrice de La Capanna dello zio Tom: «Lei è la donna che ha dato inizio a tutto questo». L’inizio poco prima della fine. Meno di un anno più tardi infatti, il 14 aprile 1964, Rachel Carson muore ad appena 56 anni, a Silver Spring. E questa volta la primavera è silenziosa per sempre.
«Sono convinta che più riusciremo a concentrarci sulle meraviglie dell’universo, meno ci piacerà distruggerlo». R. Carson, 1954

fonte rsi.ch

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