Ciondolo COSMOOS intercambiabile VEGA
Il nome originario della stella, Wega (in seguito corrotto in Vega), deriva da una libera traslitterazione della parola araba wāqi (planante), estratta dalla frase النسر الواقع an-nasr al-wāqi‘, “l’avvoltoio planante”, che era il nome con cui designarono la stella gli astronomi arabi dell’XI secolo, i quali videro nella Lira la forma di un’aquila (o un altro uccello rapace, probabilmente un avvoltoio) nell’atto di planare. La rappresentazione della costellazione come un avvoltoio non era nuova: era infatti già riconosciuta come tale dagli Egizi e nell’antica India. Il nome comparve per la prima volta in Occidente nelle tavole alfonsine, compilate tra il 1215 e il 1270 per ordine del re di Castiglia Alfonso X, e si affermò nel corso del XIII secolo. In quest’epoca erano molto diffuse diverse varianti del nome originale arabo, in particolare Waghi, Vagieh e Veka.
Mitologia ed esoterismo
Intorno a Vega, per via della sua grande brillantezza e della sua posizione nel cielo notturno, si è intessuto un discreto apparato mitologico e religioso-esoterico.
Per gli Assiri la stella si chiamava Dayan-same, il “Giudice dei Cieli”, mentre per gli Accadi era Tir-anna, la “Vita del Cielo”; i Babilonesi la conoscevano presumibilmente con nome Dilgan, “il Messaggero della Luce”, attribuito anche ad altre stelle.Gli antichi Greci, così come i Romani dopo di loro, ritenevano che la costellazione della Lira rappresentasse lo strumento musicale di Orfeo, costruito da Ermes sfruttando il carapace di una tartaruga come cassa armonica e il budello di una pecora per fabbricare le corde; Vega rappresentava il manico della lira ed era nota col nome di Λύρα (Lyra). Presso i Romani l’astro era noto, oltre che col nome Lyra, anche con i sinonimi Fidis, Fides e Fidicula, tutti indicanti lo strumento di Orfeo; inoltre la data d’inizio della stagione autunnale era stata scelta in modo da coincidere con la data in cui Vega tramontava al sorgere del Sole.
La stella è associata al mito di 七夕 (Qi Xi, ” I Sette Crepuscoli”), originario della Cina ma molto diffuso, seppur con alcune varianti, anche in Corea e Giappone. Il mito tratta della storia d’amore che lega 織女 (Zhi Nü, “la Tessitrice”, che rappresenta Vega) e il marito 牛郎 (Niu Lang, “il Mandriano”, ovvero la stella Altair), che si trova insieme ai due figli della coppia (le vicine stelle Tarazed e Alshain); i due coniugi sono costretti a restare separati alle due sponde del 銀河 “Fiume d’Argento” (la Via Lattea). Tuttavia, i due possono incontrarsi per un solo giorno all’anno, la “settima notte della settima luna” (ovvero il settimo giorno del settimo mese del calendario lunisolare cinese, corrispondente nel calendario gregoriano agli inizi del mese di agosto); in questa circostanza le gazze si adoperano per formare con le loro ali un momentaneo ponte che unisca le due rive del fiume, permettendo l’incontro dei due amanti. Da questo mito traggono origine due festività: in Cina il Qi Qiao Jie, mentre in Giappone il Tanabata.
Presso i popoli polinesiani Vega era nota come whetu o te tau, la stella dell’anno: infatti il sorgere eliaco della stella, per un certo periodo della storia di queste popolazioni, segnava l’inizio del nuovo anno e il momento in cui il terreno poteva essere preparato per piantare i vegetali coltivati; questa funzione fu in seguito assunta dalle Pleiadi.
Nella religione zoroastriana era talvolta associata a Vanant, una divinità minore il cui nome significa “conquistatore”.
Nell’astrologia medioevale occidentale ed araba Vega era annoverata tra le quindici stelle fisse beheniane, stelle di importanza magica denominate da Agrippa di Nettesheim Behenii (donde il loro nome), dall’arabo bahman che significa radice; i suoi pianeti collegati erano Mercurio e Venere, la pietra preziosa l’olivina e la pianta la santoreggia invernale. Agrippa assegnò inoltre alla stella il simbolo cabalistico con il nome Vultur cadens (“Avvoltoio cadente”), una traduzione letterale in latino del nome arabo.