Due italiani hanno creato un dispositivo capace di far suonare le piante
Edoardo Taori e Federica Zizzari sono i creatori di Plants Play, un covertitore del bioritmo che trasforma la fisiologica attività dei vegetali in musica
Al cinema abbiamo visto un platano cercare di picchiare un’auto volante, un Pohutukawa con la barba parlare a degli hobbit o un salice con le sembianze di una dolce nonnetta dare consigli alla coraggiosa Pochaontas. Mai, però, abbiamo visto un albero suonare. Chi ci è riuscito, senza effetti speciali ma con un dispositivo di alta tecnologia, sono i creatori di Plants Play: un piccolo apparecchio in grado di riprodurre la musica generata da piante e alberi direttamente sul proprio smartphone.
Plants Play su un albero
L’idea è venuta un paio di anni fa Edoardo Taori e Federica Zizzari che, dopo essersi conosciuti sul precursore degli attuali social network – MySpace – hanno deciso di trasformare in realtà la loro unione virtuale. Lui, con un passato nel mondo della musica che lo ha portato a fondare l’etichetta Sostanze Record. Lei, studentessa all’Accademia di Belle Arti a Bologna e restauratrice in un importante studio. Decidono di vivere insieme a Roma, ma poco dopo capiscono che i ritmi della città non fa per loro: si spostano quindi in campagna dove sposano uno stile di vita più simile a quello che desideravano, scegliendo la sostenibilità e un rapporto sempre a più stretto con la natura. In questo contesto nasce Plants Play: “Arrivò il momento di dare nuova energia ai nostri talenti artistici – spiega Edoardo – cercavamo di unire l’amore per il disegno, la musica e la musica. Scoprii che negli anni Sessanta artisti come John Cage usavano dei dispositivi di biofeedback per rilevare le variazioni elettriche delle piante per trasformarle in musica”.
Come suonano le piante?
Da quel momento Edoardo e Federica iniziano a lavorare al loro progetto e radunano un team di esperti composto da ingegneri elettronici e informatici, oltre che da designer: per la messa a punto del prodotto è stata necessaria una fase di ricerca e sviluppo durata un anno. Il team ha realizzato un circuito avanzato di biofeedback in grado di riuscire a captare la variazione di impedenza elettrica delle piante o degli alberi tramite due sensori che vengono posizionati sulle foglie o sul tronco dell’albero. Il processore centrale ad ogni variazione di impedenza della pianta assegna una nota con un’intensità mentre il valore in frequenza della nota viene assegnato in base a un’analisi gaussiana del segnale grazie a un algoritmo statistico in grado di convertire l’impedenza elettrica in note con una polifonia che può arrivare a un massimo di cinque note in contemporanea. Per dirla in maniera più semplice: dopo l’applicazione degli elettrodi la pianta diventa il “compositore” che genera la successione delle note, lo smartphone è “l’esecutore” che suona le note generate dalla pianta inviategli dal dispositivo, mentre l’uomo è il “direttore d’orchestra” che la facoltà di scegliere quali regole può seguire la pianta per generare la musica.
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Come spiegano Edoardo e Federica, ogni pianta o albero non hanno un “genere musicale” prestabilito, ma sono in grado di “improvvisare” nuove armonie di volta in volta: “La musica generata è sempre unica e mai scontata – dicono – c’è da precisare che tutto l’ambiente collabora alla composizione musicale poiché le piante sono estremamente consapevoli di quello che accade intorno a loro. Hanno linguaggi estremamente sofisticati e possiedono più di 15 sensi, iniziando a testare Plants Play abbiamo imparato a capire come la musica generata dalle pianta sia la diretta conseguenza non solo delle sue classiche funzioni fisiologiche, ma anche della percezione che hanno dell’ambiente circostante. Un esempio? Toccando la pianta risulta evidente il modificarsi della musica composta”.
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Per anni, i due fondatori di Plants Play hanno viaggiato nel mondo alla ricerca di alberi e piante straordinarie per convertire le loro variazioni elettriche in musica con lo scopo di sensibilizzare l’essere umano al rispetto della natura: “La nostra missione – continuano Edoardo e Federica – è quella di riuscire a veicolare dei messaggi attraverso la musica. Spesso siamo inconsapevoli delle relazioni che abbiamo con le piante, spesso le vediamo come parte statica di un paesaggio senza capire che le piante sono esseri viventi vigili e coscienti. Per questo, in un contesto in cui le nostre città sempre più antropomorfizzate ci distraggono dall’idea che siamo parte di un’ecosistema che rischia di buttarci fuori, abbiamo voluto riportare attenzione sulle piante con Plants Play, che oltre a essere uno strumento in grado di generare musica, è soprattutto uno strumento di consapevolezza per creare relazioni empatiche”.
L’utilizzo della musica creata dalle piante
Se all’inizio qualcuno poteva mostrare scetticismo verso un dispositivo di questo tipo, con il passare del tempo Edoardo e Federica sono riusciti a convincere molti grazie al loro lavoro incessante sul campo: “Non è stato facile all’inizio, se avessi proposto a mio nonno questo progetto, probabilmente mi avrebbe risposto: ma perché la piante sonano mo? – scherza Edoardo – invece negli ultimi dieci anni, la sensibilità su un tema come l’ambiente è aumentata notevolmente, diventando addirittura mainstream. Oggi migliaia di persone al mondo hanno acquistato il dispositivo, che viene utilizzato da educatori ambientali, muscisti, semplici appassionati o da chi pratica yoga e meditazione per rilassarsi. In tanti si incuriosiscono anche grazie ai social: tutt’ora siamo in giro per l’Italia con il nostro van in cerca di alberi monumentali da far suonare e condividere la musica prodotta sulle nostre pagine”. In uno dei reel più recenti pubblicati sulla pagina Instagram di Plants Play, c’è la reazione di una signora che per la prima volta si trova ad ascoltare la musica prodotta da un ciclamino. Dopo pochi secondi, dice soltanto: “Mi ha messo i brividi”.