9 Gennaio 2025 Blog

“Ragazze Interrotte” 25 anni fa ci ha parlato molto bene di femminismo
 
Angelina Jolie e Winona Ryder, le due protagoniste di “Ragazze Interrotte” di James Mangold

 
“Ragazze Interrotte” appartiene a quei film nati per dividere, contrapporre, è nella sua natura ancora oggi creare discussioni in virtù di un’accoglienza non unanime da parte della critica, di un pubblico che non fu così entusiasta. Uscito esattamente 25 anni fa, il 17 dicembre 1999, il film di James Mangold è un racconto al femminile capace di diventare nel tempo un cult per molti. Il tutto a maggior gloria di loro due: Angelina Jolie e Winona Ryder. 

Un racconto nel pieno dell’America sull’orlo della Contestazione
“Ragazze Interrotte” nasce da ciò che Susanna Kaysen scrive nel 1993 riguardo alla sua tribolata giovinezza, quando era stata ricoverata in un ospedale psichiatrico dopo essere quasi morta per un’overdose di alchool e aspirine. A darle volto e voce c’è Winona Ryder, la fidanzatina weirdo d’America di quel decennio, attrice di enorme talento ma di presenza forse un po’ troppo monotematica. “Ragazze Interrotte” ce la descrive come una ragazza molto problematica, che non sa chi è, che cosa vuole, sa solo ciò che non vuole: diventare come i suoi genitori. Diagnosticata come afflitta da un disturbo borderline di personalità, Susnna è oppressa da un male di vivere di difficile identificazione, come sono tante ragazze ricoverate in quel reparto femminile, sotto la custodia illuminata della capo-sala Valerie Owens (Whoopi Goldberg). Susanna sa di avere qualche problema, ma soprattutto sa che sta cambiando, cosa sarà la fine di qualche cambiamento non le è chiaro. Intanto conosce un gruppo di ragazze, come lei afflitte da problematiche molto diverse tra di loro, quasi simboli di ogni possibile disturbo clinico o quasi.  

Georgina (Clea DuVall), Daisy (Britanny Murphy), Polly (Elisabeth Moss), Cynthia (Jillian Armenante), Janet (Angela Bettis). Con loro avrà dei rapporti ambivalenti, ma con Lisa (Angelina Jolie) ribelle, carismatica, sexy e sicura di sé, creerà un legame che “Ragazze Interrotte” rende il cuore di un racconto che si stacca dalla rappresentazione della donna che il cinema aveva abbracciato fino ad allora. Il film di James Mangold è un viaggio all’interno di un mondo femminile descritto con toni che mischiano il classico racconto coming-of-age, con la dramedy, che poi diventa dramma puro da metà in poi. Quel reparto è un microcosmo con delle regole proprie, un mix tra una prigione e una sorta di ritiro spirituale, dove quelle ragazze cercano come possono di sopravvivere a ciò che gli è successo, di cui spesso hanno vergogna o faticano a comprendere la natura. Sono poco ascoltate, sono trattate come reiette o come qualcosa di cui vergognarsi. Ma davvero c’è qualcosa che non va in loro? Oppure sono semplicemente finite lì dentro perché sono diverse da ciò che la società vorrebbe loro imporre, sono un’anomalia rispetto alla cosiddetta norma?

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La metafora del risveglio di una nuova coscienza femminista
“Ragazze Interrotte” non ha sempre un ritmo perfetto, tuttavia ha una direzione delle attrici impeccabile, su tutte Winona Ryder e Angelina Jolie. Rappresentano Yin e Yang, ma poi in realtà è un fluire caotico il loro. Lisa è cinica, sociopatica, narcisista assolutamente priva di empatia, manipolativa, ma avvolta di una fragilità che esploderà nel finale. Susanna appare insicura, nella realtà è molto cinica, non sempre sincera e spesso ipocrita verso chi le sta attorno e il mondo circostante. “Ragazze Interrotte” si connette all’età della contestazione, che raramente ci è stata descritta dal punto di vista delle donne e non è un caso che una delle scene più importanti veda Susanna rifiutarsi di scappare in Canada con il fidanzato Tobias (Jared Leto). In quel momento si viene a rappresentare nel film una rivendicazione di un percorso che è personale, privato, femminile soprattutto e quindi emancipazione. Susanna non ha bisogno di essere salvata da un uomo, vuole farlo da sola, costi quel che costi, ed è nel coraggio di quel gesto che il film ci cattura, nei dialoghi, anche violenti, negli scontri tra queste ragazze che cercano di salvarsi dal dolore, da ciò che hanno subito o dalla paura. 

“Ragazze Interrotte” non ha il fascino poetico de “L’attimo fuggente”, neppure ha la capacità di immergerci in un decennio e approfondire la relazione tra i personaggi come “Breakfast Club”, ma rimane un film potente per come ci mette in mostra la difficoltà di essere donna in quell’america degli anni ’60. La società borghese cerca sempre di normalizzare tutto e soprattutto tutte, gli adulti sono assenti, non si accorgono della Contestazione che sta per prendere forma, delle donne che si ribellano e di cui quel reparto è metafora. “Ragazze Interrotte” avrebbe fatto molto discutere per il premio Oscar dato ad Angelina Jolie, ancora oggi considerato discutibile. Non si può tuttavia negare che questo film rimanga anche un racconto profondamente connesso alla fine di quel decennio, gli anni ’90, dove cominciò la terza ondata femminista. Susan, Lisa, tutte loro rinnegano quel mondo di uomini, le sue regole, così come negli anni ’90 si era ricominciato a fare, in controtendenza alla passività degli anni ’80. Anche per questo, a 25 anni di distanza, questo film merita sicuramente molta più considerazione di quanta ne ebbe su quel finire di millennio. Rimane una storia di amicizia, sofferenza e emancipazione che non lascia indifferenti. 

 


“Ragazze Interrotte” 25 anni fa ci ha parlato molto bene di femminismo
https://www.today.it/vision/cinema/ragazze-interrotte-approfondimento.html
© Today

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