10 Gennaio 2025 Blog

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Presentazione
Attiva/disattiva la sottosezione PresentazioneEtimologia del nome

Dio–falco

Iconografia

Un dio complesso

Principali aspetti, forme e titoli di Horus

Dio dinastico
Attiva/disattiva la sottosezione Dio dinasticoI Due Contendenti

Horus e la vittoria sul caos

Investitura dei faraoni

Nella titolatura regale

Culto di Horus: nascita ed evoluzione

Lo scisma sethiano

I miti di Horus ed il culto a Edfu

Forme secondarie
Attiva/disattiva la sottosezione Forme secondarieDifensore delle frontiere

Dio guaritore ed esorcista

Horit, controparte femminile di Horus

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Horus
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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Horus (disambigua).
Horus
Horus (in italiano anche Oro o Horo[1]) è una divinità egizia appartenente alla religione dell’antico Egitto, fra le più antiche e significative del pantheon egizio. Il suo culto nella Valle del Nilo si estese cronologicamente dalla tarda Preistoria fino all’epoca tolemaica e alla dominazione romana dell’Egitto. Nel corso dei millenni, fu venerato sotto molteplici forme, analizzate distintamente dagli egittologi[2][3]; questi aspetti eterogenei del dio derivarono probabilmente da differenti percezioni della stessa divinità sfaccettata, con l’enfatizzazione di certi attributi e assimilazioni sincretiche, più complementari che opposti gli uni agli altri, emblematici delle molteplici visioni che gli antichi egizi avevano della realtà[4]. Era assiduamente rappresentato come un falco — falco lanario o pellegrino — o come uomo dalla testa di falco (ieracocefalo) con la Doppia Corona dell’Alto e del Basso Egitto[5].

Fece la sua comparsa nella religione egizia come divinità tutelare di Ieracompoli (in greco Città del Falco, originariamente chiamata Nekhen) nell’Alto Egitto e, di conseguenza, come prima divinità nazionale conosciuta, soprattutto in relazione al faraone, che in quell’epoca cominciò a essere considerato la manifestazione di Horus in vita e, da morto, di Osiride[3].

Nella forma più comune del mito, Horus era figlio di Iside e Osiride e aveva un ruolo fondamentale all’interno del mito di Osiride, in quanto erede di suo padre — appunto Osiride — e rivale di Seth, il dio uccisore di Osiride[6]. In una versione differente del mito, la madre di Horus era identificata con Hathor, che poteva anche esserne la sposa[7].

Benché adorato in molteplici nòmi, o distretti, egizi[8][9] il suo centro di culto principale fu ad Edfu.

Presentazione
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Etimologia del nome
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ḥr “Horus”
in geroglifici
La traslitterazione dei geroglifici del nome di Horus è ḥr.w (che significa “falco”); la pronuncia è stata ricostruita come haru oppure horu[10]. Altri significati proposti sono quelli di “viso”, “il Distante, il Lontano”[11] oppure “Colui che è al di sopra, il Superiore”[12]. Con il mutamento della antica lingua egizia nel corso dei secoli, il nome di Horus divenne /hoːɾ/ oppure /ħoːɾ/ (in copto, fase finale della lingua egizia) e in Ὧρος, Hōros (in greco antico). La grafia oggi più conosciuta, Horus, deriva dalla sua resa in lingua latina[13].

Amuleto di Horus, d’epoca greco-romana. Walters Art Museum, Baltimora.
Nella sua forma femminile, horet, questo termine indicava il cielo[11][14] (per estensione, anche Horus cominciò a essere inteso come il cielo: il suo Occhio sinistro era la luna, il destro rappresentava il sole).

Dio–falco
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Horus è una delle più antiche divinità egizie: le sue origini risalgono a un momento indefinito della preistoria africana. Al pari di molte altre divinità egizie, le sue prime rappresentazioni iconografiche si ascrivono al IV millennio a.C.[15] Nel periodo predinastico (ca. 3300 a.C.), l’ideogramma “Hor” del falco servì a designare il sovrano, in carica o defunto, e poteva normalmente sostituire la parola netjer, che significa “dio”, con una sfumatura aggiunta di sovranità. Nei Testi delle piramidi, risalenti all’Antico Regno, l’espressione Hor-em-iakhu, che significa “Horus nello splendore”, indicava il faraone defunto — divenuto egli stesso, morendo, dio fra gli dei[16].

Statua di Horus in granodiorite, proveniente dal Tempio funerario di Amenofi III. Staatliches Museum Ägyptischer Kunst, Monaco di Baviera.
Nell’antico Egitto esistevano varie specie di falchi: a causa delle rappresentazioni spesso assai stilizzate dell’uccello di Horus, è stato difficile individuare la specie di riferimento per l’iconografia del dio. Tuttavia, sembra che possa trattarsi del falco pellegrino (Falco peregrinus); questo rapace di media taglia, dal verso assai acuto, è rinomato per la rapidità con cui, in volo, plana contro le sue piccole prede terrestri; altra sua particolarità sono delle piume scure al di sotto degli occhi, le quali delineano una sorta di mezzaluna. Quest’ultimo tratto distintivo ricorda facilmente il disegno dell’Occhio di Horus, associato a lui e agli altri dei ieracocefali[17].

Iconografia
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Riproduzione della Stele di Qahedjet, una delle più antiche immagini di Horus antropomorfo. Museo del Louvre, Parigi.
L’iconografia del dio Horus era estremamente varia. Nella maggior parte dei casi era rappresentato come falco, come uomo dalla testa di falco o, per evocare la sua infanzia, come un bambino nudo e senza capelli. La raffigurazione integrale come falco è la più antica. Almeno fino alla fine del periodo predinastico, gli animali, fra cui i falchi, erano ritenuti superiori e iconograficamente più efficaci degli esseri umani: perciò, le potenze divine venivano illustrate in forma animale. Il falco, con i suoi voli maestosi nel cielo, così come un significato del suo nome (“il Distante”) dovettero essere associati al sole. Verso la fine della I dinastia, intorno al 2800 a.C., in parallelo allo sviluppo della civiltà egizia (diffusione dell’agricoltura, dell’irrigazione e dell’urbanizzazione), le credenze religiose si evolvettero e le forze divine subirono una “umanizzazione”. Appartengono a questa epoca le prime raffigurazioni di divinità antropomorfe o mummiformi (a forma di mummia o defunto avvolto nel sudario) come Min e Ptah. Per quanto riguarda, sembra che durante le prime due dinastie la forma zoomorfa del dio sia rimasta la norma. Le prime immagini composite, con corpo d’uomo e testa d’animale, risalgono alla fine della II dinastia anche se, stando alle conoscenze attuali, la più antica raffigurazione di Horus come uomo ieracocefalo fu realizzata durante la III dinastia. Su una stele conservata al Museo del Louvre[18], il dio figura in compagnia dell’enigmatico faraone Qahedjet o Hor-Qahedjet (forse identificabile con Huni[19]), vissuto intorno al 2630 a.C.[20]

Tra le più celebri immagini di Horus, il dio compare in una statua del faraone Chefren, della IV dinastia, assiso in trono. Il falco-Horus è appollaiato in cima allo schienale del trono e le sue due ali, aperte, abbracciano la nuca del sovrano in un gesto protettivo. Nello stesso museo è conservata una statua dell’Horus di Ieracompoli, la cui datazione è dibattuta e va dalla VI alla XII dinastia: si tratta di una testa di falco sormontata da una corona costituita di due alte piume stilizzate, i cui occhi in ossidiana imitano lo sguardo penetrante dell’animale. Il Metropolitan Museum of Art di New York possiede invece una statuetta dove il faraone Nectanebo II della XXX dinastia, ultimo sovrano dell’Egitto indipendente, compare molto piccolo fra le zampe di un maestoso falco recante la Doppia Corona dell’Alto e del Basso Egitto (pschent)[21].

Horus che protegge Chefren (IV dinastia). Riproduzione di una statua conservata al Museo egizio del Cairo.
 
Horus di Ieracompoli, d’epoca incerta. Museo egizio del Cairo.
 
Horus con Nectanebo II (XXX dinastia). Metropolitan Museum of Art, New York.
 
Haroeris, Tempio di Kôm Ombo
Un dio complesso
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Statuetta di Horus-Arpocrate con la corona faraonica, in bronzo. British Museum, Londra.
L’Occhio di Horus su una placchetta posta sul ventre di una mummia. Museo del Louvre, Parigi.
Il pantheon egizio comprendeva un grande numero di dei-falco: Sokar, Sopdu, Hemen, Horon, Dedun, Hormerti. In ogni caso, Horus e i suoi numerosi aspetti ebbero sempre il primo posto, senza mai essere soppiantati dalle altre divinità in sembianze di falco (come fu invece per Bastet, inizialmente immaginata come leonessa e poi come gatta, per il prevalere della dea-leonessa Sekhmet[22]). I molteplici aspetti di Horus e i miti che lo riguardano si sono mescolati e confusi nel corso dei millenni; è possibile però distinguerne due forme: una infantile e una adulta. Al culmine del vigore combattivo e della potenza sessuale, Horus diventava Horakhti (Horus dell’orizzonte[23]), il sole allo zenit. A Eliopoli era venerato accanto a Ra. Nei Testi delle piramidi, il faraone defunto è descritto mentre risorge come falco solare[24]. Per un caso di sincretismo — assai frequente nelle credenze religiose egizie — Horakhti venne fuso al demiurgo eliopolitano nella forma di Ra-Horakhti[25]. A Edfu, Horus diveniva Horbehedeti (Horus di Behdet, antico nome di Edfu) o Horus di Edfu, il sole alato primordiale[26]. A Kôm Ombo era venerato nelle sembianze di Haroeris (Horus il Vecchio), dio celeste immaginato come un immenso falco i cui occhi erano il sole e la luna[27] (quando questi astri erano assenti dal cielo, gli egizi credevano che questo dio fosse cieco). A Ieracompoli, antica Nekhen, la capitale dei faraoni arcaici, le sue sembianze erano quelle di Hor-Nekheni, i cui attributi guerrieri e regali erano molto pronunciati[10][21].

Horus che colpisce un nemico con una lancia, in un rilievo su calcare d’epoca greco-romana. Walters Art Museum, Baltimora.
Osiride, al centro, Horus, a sinistra, e Iside in oro e lapislazzuli (pendente di Osorkon II). Museo del Louvre, Parigi.
Erano molteplici anche le forme in cui era adorato Horus bambino. Nel mito di Osiride, Horus è figlio di Iside e Osiride. Quest’ultimo, assassinato dal proprio fratello Seth, dio del caos, è riportato in vita — per il tempo di un rapporto sessuale — dai poteri magici di Iside e Nefti. Da questa unione miracolosa nacque Horus Bambino (Arpocrate), denominato anche Horsaset (Horus figlio di Iside)[28] o Hornedjitef (Horus che si prende cura del padre). Sotto quest’ultimo aspetto, Horus affrontava lo zio Seth per vendicare il proprio padre e, sconfittolo dopo molte peripezie, rivendicava l’eredità di Osiride, divenendo finalmente re d’Egitto. Il valore e la pietà filiale fecero di Horus l’archetipo del faraone. Tuttavia, nel mito, le pretese di Horus sul trono erano duramente contrastate da Seth e, nel corso di uno scontro, Horus perse l’occhio sinistro — poi risanato dal dio Thot. Si riteneva che quest’occhio, chiamato Oudjat od Occhio di Horus, che gli egizi portavano come amuleto, avesse poteri magici e guaritori. Ricostituito pezzo per pezzo da Thot, l’occhio rappresentava anche la luna, dal momento che quest’astro sembra aumentare, di notte in notte, di sempre nuove porzioni. In antitesi a Seth, che rappresenta il caos e la violenza, Horus incarnava l’ordine e — esattamente come il faraone — era garante dell’armonia universale (Maat)[29]. Tuttavia, questa opposizione non ridusse la teologia e l’immaginario religioso degli egizi a un mero scontro tra Bene e Male, simboleggiati da Horus e Seth: in un altro mito, Seth era protettore indispensabile di Ra[30] nella sua battaglia notturna contro il malvagio serpente Apopi[31] (probabilmente l’unica entità della mitologia egizia a essere intesa come realmente cattiva[32]) per potere sorgere ogni mattina. Nella concezione egizia, il Bene e il Male erano aspetti complementari della creazione, presenti in tutte le divinità[10].

Principali aspetti, forme e titoli di Horus
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Dio dalla natura estremamente complessa, Horus condivise il nome e l’aspetto di falco con molti altri dei significativi, minori o locali — che rendono confusa una descrizione univoca della sua genealogia, delle sue caratteristiche e dei suoi ruoli[33]; inoltre, nel corso della plurimillenaria storia egizia, fu investito di un numero sorprendente di titoli ed epiteti[34]. Gli aspetti, le forme e i titoli principali di Horus furono:

Hor-Akhti, “Horus dei due orizzonti”[35].
Hor-Behedeti, “Horus di Behedet (Edfu)”[36].
Hor-Chesemti, “Horus d’Oriente”[37].
Hor-Em-Akhet (Harmakis), “Horus nell’orizzonte”[38][39].
Hor-Hekhenu, “Horus degli unguenti”[40][41].
Hor-Heri-Khenduf, “Horus che siede sul trono”[42].
Hor-Heri-Uadj, “Horus che siede sulla pianta di papiro”[43].
Hor-Imi-Shenut, “Horus nella città della rete (Sohag?)”[44][45].
Hor-Khenti-Khem, “Horus primo in Khem (Letopoli)”[46][47].
Hor-Khenti-Kheti, “Horus sole che si leva a oriente”[48].
Hor-Khenty-Irti, “Horus con due occhi sulla fronte”[47][49].
Hor-Khenty-en-Irti, “Horus dalla fronte senza occhi”[47][50].
Hor-Khered-Nechen, “Horus neonato”.
Hor-Manu, “Horus di Manu”[51].
Hor-Mau, “Horus l’unificatore”.
Hor-Medenu (Armotes), “Horus di Meden”[41].
Hor-Merti, “Horus dai due occhi”[52].
Hor-Meseni, “Horus di Mesen”[51].
Hor-Mesenu, “Horus infilzatore”.
Hor-Neb-Hebenu, “Horus signore di Hebenu”.
Hor-Nedj-Itef (Arendotes[43]), “Horus che protettore di suo padre”.
Hor-Nekheni, “Horus di Nekhen (Ieracompoli)”[10].
Hor-Pa-Khered (Arpocrate), “Horus il Bambino”[53][54].
Hor-Pa-Neb-Taui, “Horus signore delle Due Terre”.
Hor-Renpi, “Horus giovane”.
Hor-S(a)-Aset (Harsiesi), “Horus figlio di Iside”[55].
Hor-Sa-Usir, “Horus figlio di Osiride”.
Hor-Semataui (Harsomtus), “Horus che unisce le Due Terre”.
Hor-Shed, “Horus salvatore”[56].
Hor-Tehenu, “Horus di Libia”[57].
Hor-Ur (Haroeris), “Horus il Vecchio/Grande”[27].
Ra-Horakhti, “Ra (che è) Horus dei due orizzonti”[35].
Dio dinastico
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I Due Contendenti
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Horus e Seth, a sinistra, mentre incoronano Ramses II, in un rilievo nel Tempio minore di Abu Simbel.
Nella mitologia egizia, Horus era soprattutto figlio di Osiride e nipote di Seth, assassino di quest’ultimo[6]. Benché le figure di Horus e Seth siano estremamente antiche (risalgono al periodo predinastico), Osiride comparve solo più tardi, tra la IV e la V dinastia, nell’immaginario degli egizi. L’integrazione di Osiride nel mito di Horus e Seth, verificatasi nel XXV secolo a.C., fu il risultato di una rivoluzione, o riformulazione, teologica (che l’egittologo francese Bernard Mathieu ha definito “Riforma osiriaca”)[58]. I Testi delle piramidi sono i più antichi documenti scritti della civiltà egizia: si tratta di una raccolta di centinaia di formule magiche e religiose incise sulle pareti delle camere sepolcrali nelle piramidi degli ultimi faraoni dell’Antico Regno. La loro elaborazione è però molto più antica e alcune forme particolarmente arcaiche sembrano risalire alla I e II dinastia. Queste iscrizioni citano la contesa fra Horus e Seth senza coinvolgere Osiride: questa assenza può essere interpretata come tenue traccia di un arcaico mito pre-osiriaco. Molte espressioni raggruppano Horus e Seth nei binomi i “Due Dei”, i “Due Signori”, i “Due Uomini”, i “Due Rivali” o i “Due Contendenti”. In quell’epoca, il loro mito non era ancora stato fissato in una apposita narrazione, bensì evocato sparsamente in riferimenti e allusioni alla loro inimicizia e alle loro battaglie — nelle quali uno perse l’occhio sinistro, l’altro i testicoli[59].

«Horus è caduto a causa del suo occhio, Seth soffre per i suoi testicoli. (§.594a)
Horus è caduto a causa del suo occhio, il Toro è fuggito per i suoi testicoli. (§.418a)
[…] perché Horus si è purificato di quel che gli ha fatto suo fratello Seth,
perché Seth si è purificato di quel che gli ha fatto suo fratello Horus. (§.*1944d-*1945a)»
(Testi delle piramidi[60])
Horus e la vittoria sul caos
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Horus e Seth mentre intrecciano (sema-tauy) il loto e il papiro, emblemi dell’Alto e del Basso Egitto, a simboleggiare l’armonia del Paese proviene dalla pacificazione tra i due dei. Da una statua di Sesostri II proveniente da El-Lisht.
Ai suoi tempi, l’egittologo tedesco Kurt Sethe (1869–1934) ipotizzò che il mito del conflitto tra Horus e Seth sarebbe stato concepito a partire dalla rivalità fra due regni primitivi nell’Alto e nel Basso Egitto. Questa teoria fu inizialmente rifiutata, preferendo considerare una rivalità fra le città di Ieracompoli e Napata, avanzata nel 1960 da John Gwyn Griffiths (1911–2004) nel suo saggio The Conflict of Horus and Seth.

Fotografia d’epoca dei grandi rilievi di Horus e Hathor sul Grande tempio di File (1857).
Fra le più antiche attestazioni iconografiche delle due divinità, il falco di Horus è collegato alla città di Ieracompoli (Nekhen) e il suo rivale Seth alla città di Napata (Ombos). Alla fine del periodo protostorico, queste due città dell’Alto Egitto giocarono un ruolo politico-economico essenziale, al punto che si crearono tensioni tribali generate dalla concorrenza. La lotta dei “Due Contendenti” potrebbe simboleggiare le guerre fra i devoti a Horus, della prima città, e i devoti a Seth dell’altra. Sotto re Narmer, identificabile con il mitico Menes[61], questo conflitto si sarebbe finalmente risolto a favore di Ieracompoli. Altri studiosi, come Henri Frankfort (1897–1954) e Adriaan de Buck (1892–1959), misero in discussione questa ricostruzione considerando che gli egizi — al pari di altri popoli antichi o primitivi — concepivano l’universo come un dualismo fondato su idee antitetiche ma complementari: uomo/donna, rosso/bianco, cielo/terra, ordine/caos, nord/sud ecc.[62] Da questo punto di vista, Horus e Seth erano perfetti antagonisti: la loro inimicizia raccoglie tutte le antitesi e, infine, l’ordine incarnato da Horus quando sottomette il dio del caos, Seth. Nel 1967, nella sua monografia Seth, God of Confusion interamente dedicata al turbolento Seth, Herman te Velde abbracciò questa lettura. Te Velde riteneva che il mito arcaico della lotta di Horus e Seth non potesse essersi originato esclusivamente a partire da fatti bellici verificatisi all’alba della civiltà faraonica. Contrariamente a Horus che incarnava l’ordine dello Stato faraonico, Seth era visto come un dio senza inibizioni, irregolare, confuso e perfino bisessuale (cercò senza successo di violentare Horus e Iside[63]). I testicoli di Seth simboleggiavano gli elementi burrascosi tanto del cosmo (tempeste, bufere, tuoni) quanto della vita sociale (crudeltà, rabbia, crisi e violenza)[63]. Da un punto di vista rituale, l’Occhio di Horus simboleggiava le offerte presentate alle divinità, in netto contrasto con i testicoli di Seth. Perché l’armonia potesse trionfare, nelle idee degli egizi, Horus e Seth avrebbero dovuto essere in pace e andare d’accordo. Una volta sconfitto, Seth formava con Horus una coppia pacificata a simboleggiare il buon governo del mondo[64]. Quando il faraone si identificava con queste due divinità, intendeva incarnare l’equilibrio di tutti gli opposti[65].

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